Rieccoci. A distanza di un anno. Da un lato l’ amarezza di non essere in presenza, dall’ altro la gioia di essere presenti.
Il primo giugno è iniziata la formazione nazionale del Progetto Policoro ed in apertura erano tanti i sorrisi. Tutti erano felici di rivedersi, di incrociare gli sguardi, seppur dietro uno schermo… E infatti i microfoni spenti son durati poco perché subito sono partiti saluti, risate e promesse di appuntamenti futuri: una delle cose infatti più assurde ed inspiegabili del Progetto Policoro è
proprio questa… L’ amore. Il sentirsi parte di una comunità. Il percepirsi fratelli anche se ci si è incontrati una sola volta. L’essere realmente Chiesa, oltre i recinti non solo parrocchiali e
diocesani, ma addirittura regionali. Dopo alcuni minuti di convivio telematico, sono state le parole di don Bruno Bignami, direttore nazionale della Pastorale Sociale e del Lavoro (PSL), a richiamare l’attenzione facendo breccia nei cuori dei quasi duecento animatori di comunità che alle 8.45 erano già in posizione davanti ai loro pc, assonnati nel corpo, seppur carichi nello spirito.
<<Dobbiamo volare alto, vivendo con RESPONSABILITA’ il nostro impegno>>
Così ha spronato tutti i giovani collegati: il Don non si riferiva solo all’ impegno da profondere nei giorni di formazione, ma soprattutto alla missione degli Adc di animare i contesti in cui vivono… In fondo, non è insito all’ essere cristiano il farsi prossimo al fratello? Il sentirsi responsabile dell’ altro, del mondo? Così, con le “pillole giornaliere” di Giada Gagni, dell’ equipe nazionale del PP, estremamente apprezzate perché brevi, colorate e ricchissime di contenuto, si sono aperti i lavori.
Infatti, terminato il momento di plenaria, fino al 4 giugno, ogni giorno, gli Adc si sono divisi per anno seguendo dei percorsi strutturati “ad hoc” con degli ospiti speciali: ai già conosciuti formatori della SEC (Scuola di Economia Civile), come Sabrina Bonomi ed Ivan Vitali, si sono aggiunti anche esponenti di Confcooperative del calibro di Giuseppe Guerini e Valeria Minicozzi. Insomma anche quest’ anno un’ opportunità impareggiabile per gli Animatori.
Tanti gli argomenti trattati: dalla cooperazione, all’ impresa, alla comunicazione e tanto altro ancora. Temi elevati che i formatori hanno ben saputo declinare nella vita concreta e nel lavoro
degli Adc, tanto che alcuni di loro del secondo e terzo anno l’hanno ritenuta la formazione “più pratica e concreta”. Ogni giovane declina la sua esperienza di animatore della propria diocesi secondo il proprio talento e le proprie inclinazioni, eppure sono tre le parole che identificano la missione di ogni Adc, #Giovani, #Vangelo, e #Lavoro.
Solo conoscendo il fine, si da un senso al proprio fare, come si è letto in una slides di Ivan Vitali in merito alla storia cara ad Adriano Olivetti dei tre muratori, che, interrogati, rispondevano di passarsi i mattoni, mentre uno rispondeva di stare erigendo una cattedrale… Quest’ ultimo era consapevole del suo ruolo e della responsabilità del proprio impegno.
Così, interrogati i nostri animatori di comunità, proviamo a riportare un po’ le parole che li hanno colpiti.
Quelle del primo anno, come racconta Sara di Ischia, sono state reciprocità, resilienza, radici ed accompagnamento. Al secondo anno invece, come si legge nei commenti di Manuela, Orlando, Chiara, Ernesto, Carmela, Matteo, Federica e di tanti altri, è il tema della comunicazione affrontato con Sabrina Bonomi ad aver lasciato maggiormente il segno: il concetto di empatia e di comunicazione come “infrastruttura necessaria” al vivere civile.
Gli Adc di terzo anno infine, ormai alla conclusione del proprio mandato, sono proiettati al loro agire nel mondo e sono ben esemplificative le parole di Ilaria di Torino “Se non avremo cura degli altri, saremo destinati alla sconfitta come esseri umani” o quelle della calabra Rosalba “La cooperazione riesce a trasformare i bisogni in risorse”.
Molto apprezzata poi è stata la dolcezza del discorso del Presidente di Inecoop Marco Menni, intervenuto per il suo classico saluto. Dunque, raccontare la formazione nazionale non è semplice, perché nonostante i limiti della modalità telematica, è un crogiolo di storie e di esperienze, un crocevia in cui giovani di territori diversi, da Mazara del Vallo a Cuneo, si incontrano, si raccontano e cominciano a rendere progetti i loro sogni.
Capire la bellezza del Progetto Policoro senza viverlo è complicato: ogni Adc ha capito solo dopo che quello che gli veniva raccontato era vero. E’ qualcosa di speciale, nato 25 anni fa su intuizione di Mario Operti perché animato dallo Spirito…
Non a caso i lavori non si chiudono venerdì, ma sabato 5 giugno, quando delegazioni regionali del Progetto Policoro incontreranno il Santo Padre in Vaticano.