La terza giornata di questa quarantesima formazione nazionale del Progetto Policoro dedicata, lo si ricorda, al tema dell’appassionarsi, vede i giovani animatori di comunità, provenienti da diocesi di tutta Italia, impegnarsi lungo gran parte del tempo in laboratori nei quali hanno la possibilità di approfondire meglio se stessi, le motivazioni e il progetto di cui fanno parte. Ha aperto la giornata una lectio guidata da don Michele Falabretti, direttore del servizio nazionale per la pastorale giovanile. Nel suo intervento, don Michele ha ricordato a tutti i presenti il valore e il vero significato del verbo “accompagnare”, una delle parole più importanti per gli animatori del progetto Policoro. Questo verbo straordinario è stato letto attraverso il racconto della vocazione di Zaccheo contenuta nel Vangelo secondo Luca. «Bisogna riconoscere – ha detto don Michele – che tutto parte dal desiderio, il desiderio di Zaccheo di vedere Gesù che nasconde in realtà qualcosa di più grande. Il desiderio ha sempre un significato ulteriore e un animatore di comunità, un accompagnatore, deve riconoscere la vera natura di questo qualcosa, di questo desiderio». Gesù, in questo brano, riconosce che Zaccheo non vuole soltanto vederlo, bensì incontrarlo, far parte della sua vita. Per don Michele questa è l’essenza del desiderio, qualcosa che ci porta a superare la banalità dell’immediatezza e del “si è sempre fatto così”. Accompagnare significa essere al fianco di qualcuno aiutandolo ad interpretare il proprio desiderio. «Accompagnare – ha concluso don Michele – è far fiorire la vita degli altri». Vera e propria punta di diamante della giornata è stata poi la testimonianza di Valentina Rodini, campionessa olimpica di canottaggio alle ultime Olimpiadi. Il racconto di Valentina all’apparenza è semplice, ordinario, ma contiene qualcosa di profondo, di viscerale, che va al cuore stesso dell’essenza. Valentina dice di non saper parlare di ciò che è passione, ma ogni sua parola trasuda passione, amore e dedizione nei confronti di qualcosa cui ha scelto di dedicare la vita. «So cosa vuol dire avere un obiettivo. Cosa significa dare la vita per inseguirlo. Tutto ciò che sono l’ho dedicato a questo obiettivo». Il racconto emozionante di quelle ultime cinque palate decisive che le hanno valso la medaglia d’oro ci ha riportato indietro ad un’estate che ha visto l’Italia trionfare in vari ambiti sportivi. Ciò che spesso, però, non si vede dietro la bellezza e gli onori delle premiazioni sportive, è la fatica e la dedizione, la passione che devono dedicare gli sportivi ai propri obiettivi. «Faccio tutti questi sacrifici perché io sono quell’obiettivo che mi sono posta. Faccio tutto questo perché nel momento in cui la barca si solleva dall’acqua di qualche centimetro io e Federica, la mia compagna di squadra, diventiamo la stessa cosa. Lo faccio per la gioia, la pace e il benessere che mi danno quei cinque centimetri in cui si solleva la barca. Non mi sono mai chiesta il perché io abbia cominciato questo sport, non è questione di pensare, ma di sentire e in tutto questo è fondamentale che ci sia qualcuno che crede in te e che sia disposto a farlo anche quando tu non riesci». Valentina ha concluso la sua testimonianza con una provocazione che fa tremare il sangue nelle vene: «Quanto siete disposti a mettervi da parte per l’obiettivo che avete? Scegli un obiettivo e dedicagli tutta la vita: siate quell’obiettivo».
Danilo Ciccolesi