Dal buio alla luce è, senza ombra di dubbio, come una fresca primavera nell autunnale panorama artistico del nostro territorio.
Territorio, divenuto uno dei protagonisti principali tra i temi trattati da Antonella Ferrisi nella sua prima personale darte.
Per comprendere profondamente il significato di questa mostra, bisogna semplicemente abbandonarsi alle tante e affascinanti parole, che la stessa artista usa per raccontare e per illuminare questo suo ben delineato percorso emotivo.
Lambientazione è perfetta per questa esperienza, leleganza della cappella neogotica del museo diocesano, la musica dolce che accompagna il visitatore lungo questo viaggio, la narrazione appassionata di una donna innamorata della sua terra e dei suoi ideali, le luci soffuse che allungano le ombre di queste opere, esposte secondo un preciso ordine, nato nella più naturale casualità. Tutto il contesto, sembra abbracciare armoniosamente il progetto di Antonella.
Lartista ha volutamente scelto la ceramica per plasmare le sue opere, proprio perché è ancorata saldamente al suo territorio ed alle sue tradizioni artistiche; territorio che tanto ha criticato ma al quale, allo stesso modo, è saldamente legata. Antonella ha scelto colori importanti per esprimere la sua rabbia, la sua passione, il suo amore e le sue speranze, il rosso dellamore e contemporaneamente del calore di quellEtna che ammalia i suoi conterranei, il nero lucido del buio in cui molti navigano per nascondersi dalle proprie paure, il colore della terra che da vita alla sua arte e rende reale la fantasia di chi osserva.
Ha scelto la donna come soggetto rappresentativo della Sicilia, questa sua regione che tanto si dispera e soffre perché bistrattata, ma che contemporaneamente guarda verso orizzonti lontani, che guarda verso una luce di rinnovamento, la Sicilia è una femmina piegata ai suoi padroni, ma unanima libera che sogna primavere future.
Antonella ha, secondo il nostro personalissimo giudizio, un talento espressivo unico, affascinante e coinvolgente. Avrebbe potuto non spendere una parola, rispetto la descrizione del percorso, perché il messaggio descrittivo delle sue opere parla da se; è quindi intuitivo ed incredibilmente adatto sia a chi spazia nelle riflessioni, sia a chi non vi è abituato.
Il messaggio palesatosi durante la mostra, quando è ben recepito, dopo la descrizione della sua autrice, è diventato (e ne siamo state testimoni), un bellissimo e importante momento di ristoro mentale. Abbiamo ascoltato diverse opinioni di parecchi visitatori, nessuno era perplesso o deluso, anzi tutti positivamente colpiti dalla suggestione creata dal percorso, li abbiamo visti ringraziare l’artista, per avergli donato l’opportunità di una breve ma intensa riflessione, spesso precisando che il tran tran quotidiano distrae l’uomo da determinati temi, che invece dovrebbero occupare costantemente la sua permanenza in questo mondo.
È difficile esprimere nero su bianco, quanto visto e ascoltato in questa esperienza artistica; ma è un dovere oltre che un piacere, poter rendere partecipi altri della “bellezza” di Antonella. Forse il modo migliore che abbiamo è semplicemente di riportare alcune parole che l’artista ha usato per descrivere le sue sensazioni e le sue creature:
” Ecco l’intessersi di elementi, ritorni, vissuti… Anello su anello, tono su tono, pressione su pressione, sguardo su sguardo… Ogni dimensione ha preso corpo ed ha assunto una forma. Ogni volto, ogni corpo, ogni vaso, ogni pannello, ogni segno sono un pezzo di me, di te, di noi, di tutto. Ogni istante può anche diventare un percorso, assumendo forme e significati ogni volta diversi… È come un gioco che diventa realtà è come realtà che diventa fantasia, è anima che suscita bellezza, che piange il dolore e che contempla la pace… Un percorso può diventare un catartico passaggio dal buio alla luce…, assumendo significati ogni volta diversi e per ciascuno diversi…”.
Tutto questo e tanto ancora è Antonella.
Le Animatrici di Comunità della Diocesi di Caltagirone.