1 Giugno 2010
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Nuovo atto criminale contro la Cooperativa Valle del Marro

Polistena, furto di attrezzature agricole nel centro aziendale della cooperativa calabrese di Libera.

 
Martedì 22/09/2009 alle 18.27
 
Nuovi furti, con pesante danno economico per la Valle del Marro – Libera Terra, la cooperativa sociale agricola di LIBERA, nata quattro anni fa per coltivare terreni confiscati alla ‘Ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. Questa volta è stata presa di mira la sede operativa dell’Azienda, che si trova a Polistena, in via Pio la Torre nel complesso denominato “Ex Foro Boario”, dove da alcuni mesi fervono i lavori per la creazione del centro aziendale.
 
 
Nelle prime ore della mattina, i soci della cooperativa hanno scoperto il furto di tutte le motoseghe (4) e di tutti i decespugliatori (4). Sono stati trafugati anche un atomizzatore a spalla e un generatore di corrente elettrica.
Il danno ammonta a circa 4.700 euro, ma le conseguenze del furto sono ancora più gravi. Proprio in questi giorni si rendevano indispensabili le attrezzature rubate per effettuare la pulizia (spollonatura, ecc.) dei circa 70 ettari di uliveto affidati alla cooperativa – pulizia preliminare all’imminente campagna olivicola. Il furto costringe ad un blocco dell’attività lavorativa, che avrà pesanti ripercussioni sul ciclo di raccolta delle olive.
 
Già negli anni precedenti la mafia aveva colpito l’azienda biologica sabotandone i mezzi, rubando macchine e attrezzature agricole, devastando strutture e piantagioni, disseminando messaggi minacciosi. Le mafie non rinunciano facilmente all’obiettivo di isolare, svilire e far fallire l’economia del progetto Libera Terra che crea consenso sul territorio.
 
“Questi fatti ci amareggiano – afferma Giacomo Zappia, presidente della cooperativa-. Ci amareggia ancora di più che fra mille difficoltà ed emergenze da un punto di vista economico, ancora oggi l’azienda non possa dotarsi di impianti di videosorveglianza e ancora oggi i suoi beni non siano coperti da assicurazione contro furti. E’ impensabile che un’impresa debba trovarsi di fronte alla frustrante alternativa tra il pagare gli stipendi ai 15 dipendenti o dotarsi dei necessari sistemi di sorveglianza! Confidiamo nell’operato e nell’intervento delle forze dell’ordine, già ampiamente dimostrato in altre circostanze, per impedire uno stillicidio di eventi criminosi contro la nostra azienda”.
 
Per Domenico Fazzari, vice-presidente della cooperativa, “episodi come questi devono riempire d’indignazione tutta la comunità, a partire dalle famiglie dei lavoratori dell’azienda, gli amici, i collaboratori, le altre imprese: tutti devono sentirsi toccati e chiamati in causa. Questo furto nasce da quella cultura mafiosa che sta già soffocando le nostre vite, costringendo un territorio al sotto-sviluppo economico. E come se non fosse abbastanza, ci avvelena con le navi affondate al largo, compromettendo il futuro dei nostri figli. In questi episodi bisogna gridare che non è più tollerabile un atteggiamento arrendevole verso i problemi della comunità. Bisogna riappropriarsi del proprio territorio e respingere quella mentalità mafiosa che si fa forte dell’ignavia della gente”.