Comunità, fragilità e reciprocità, sono queste alcune delle parole che hanno accompagnato il campo estivo dei Giovani delle ACLI “Senza riserve: il potere inclusivo dello sport”. Dal 2 al 4 giugno, a Pesaro, noi Animatori di Comunità abbiamo ascoltato i racconti di diversi responsabili e volontari dell’Unione Sportiva delle ACLI su progetti in cui lo sport è divenuto l’“ago” per riannodare i fili di una comunità che spesso si sente sfibrata.
Questo è il caso del sistema carcerario, all’interno del quale diversi volontari – come nel caso dell’U.S. ACLI di Busto Arsizio – hanno portato ai detenuti la vitalità della dimensione sportiva, con l’intento di restituire dignità a detenute e detenuti che spesso si sentono portati ai margini estremi della società.
Buona prassi adottata anche nel progetto “Lo sport generAttore di comunità”, che si è svolto in sedici diverse sedi, andando dal nord al sud Italia, in cui tramite azioni formative prima e dopo il progetto su programmi sportivi e motori si è cercato di favorire il lato rieducativo e il reinserimento sociale dei detenuti.
Il tratto comune di tutte le testimonianze è stato quello di individuare relazioni tra persone in un rapporto di riconoscimento reciproco, in cui ognuno si dona e riceve alla luce di quanto detto da don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, ossia che “l’uomo non è il suo errore”.
Insieme ai Giovani delle ACLI abbiamo scambiato riflessioni e considerazioni sui temi sia dello sport sia della pace. Lo abbiamo fatto con attività di workshop e team-building, dividendoci in gruppi con vari esperti ed abbiamo parlato di teatro e di scrittura creativa nelle carceri; iniziative che consentono ai carcerati di diventare parte attiva nelle strutture di reclusione e nelle comunità.
Tramite queste attività abbiamo compreso l’importanza e il valore del volontariato nelle carceri come elementi per creare ponti tra istituti penitenziari e la società, ripristinare il senso del termine “rieducazione” che la pena porta con sé e garantire la dignità di ogni persona.
Un altro contributo è stato portato dall’ex ciclista Luca Panichi – detto lo scalatore in carrozzina -, il quale con la sua testimonianza ci ha fatto riflettere sull’opportunità di ripensare il vivere urbano a partire dai bisogni delle persone e ci ha trasmesso la sua voglia di non mollare neanche davanti ai più grandi drammi della vita.
In questo campo estivo, insieme ai Giovani delle ACLI, abbiamo facilitato un’attività per rispondere alla domanda “ma che cos’è il Progetto Policoro?”. Con alcuni giochi di conoscenza, divisi in gruppi, i Giovani delle ACLI hanno provato a indovinare alcune delle parole che caratterizzano il nostro mandato da Animatori di Comunità, spiegando alcune delle attività che quotidianamente facciamo nei nostri territori con e per i giovani del territorio.
A conclusione del campo estivo siamo stati partecipi dell’attività “Progettare per includere”. Dividendoci in gruppi abbiamo riflettuto sulle attività svolte, stilando delle idee progettuali con iniziative da proporre nei nostri territori per fare comunità e includere coloro che si trovano ai margini.
Questi giorni ci hanno permesso di fare nuove amicizie e conoscere nuovi compagni di viaggio, rafforzando in noi Animatori di Comunità la voglia instancabile di scendere in campo giorno per giorno, creando nuovi ponti e gettando semi per il futuro.
Alias Greta, AdC II anno diocesi Tempio – Ampurias
Canu Samuele, AdC II anno diocesi Sassari
Ciavarella Beatrice, AdC II anno diocesi Fermo
D’Ignazio Beatrice, AdC II anno diocesi Avezzano
Dipierro Maria Cristina, AdC II anno diocesi Bari – Bitonto
Ermini Fabiano, AdC II anno diocesi Rieti
Landini Anna Lisa, AdC III anno diocesi Fano – Fossombrone – Cagli – Pergola
Longhi Ludovica, AdC II anno diocesi Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado
Moschetta Fiorenza, AdC II anno diocesi Andria
Salerno Nicholle, AdC III anno diocesi Brindisi-Ostuni