Lo scorso ottobre la Regione Puglia, prima in Italia, ha approvato la legge per la “Disciplina in materia di contrasto al lavoro non regolare”. Essa prevede che i datori di lavoro per accedere a finanziamenti, anche comunitari, e ad appalti regionali debbano applicare i contratti collettivi nazionali e comunicare l’avvio del rapporto di lavoro il giorno antecedente a quello di inizio.
Prevista la possibilità di incentivazioni per la regolarizzazione dei rapporti di lavoro subordinato. Stanziati circa 9,5 milioni per gli anni 2006-07. Secondo un’indagine del 2005 del Censis, che ha coinvolto 747 testimoni provinciali, in Puglia il 51,6% degli immigrati sono irregolari e l’80% dei testimoni ha giudicato “molto diffuso e strutturale” il sommerso nella regione. Nelle 264 aziende agricole ispezionate il mese scorso, su 1890 lavoratori 556 sono risultati irregolari.
Un fatto importante. “In Puglia, negli ultimi anni il fenomeno del sommerso dal punto di vista quantitativo è aumentato”, dice Vito Belladonna, referente regionale del Comitato nazionale per l’emersione del lavoro non regolare. Nella provincia di Foggia, negli ultimi mesi al centro delle cronache per la piaga del “caporalato”, “su 632 aziende ispezionate nel periodo giugno-settembre 2006 ben 159 sono risultate irregolari e la situazione non è diversa nelle altre province”. “Dal punto di vista delle politiche per l’emersione – prosegue – si è fatto un notevole passo in avanti con l’approvazione di questa legge regionale, che ha visto la concertazione con le parti sociali”. Belladonna trova “interessante la costruzione degli indici di congruità”, perché “possono aiutare a capire l’andamento del fenomeno, a fare interventi più mirati e ad indurre le aziende ad emergere”. Giudicata positivamente “l’istituzione dell’Osservatorio regionale, che consentirà di avere una banca unica regionale su contribuzione sociale, incentivi e agevolazioni alle imprese e stimare il fenomeno del sommerso”. I soldi a disposizione “non sono molti ma sono sufficienti per attivare azioni specifiche per l’emersione”.
La legge “rientra in un piano generale, il programma emersione Puglia, che la Regione ha approvato lo scorso febbraio”. Questo prevede, oltre alle azioni indicate nella recente legge regionale, “l’accompagnamento e il tutoraggio alle imprese per la regolarizzazione dei rapporti di lavoro, il potenziamento dei servizi ispettivi di vigilanza, l’esperienza del laboratorio-scuole per sostenere l’emersione delle piccole imprese attraverso la formazione alla imprenditorialità, la collaborazione con le università per la ricerca sul tema”. “Il Piano – continua Belladonna – prevede un fatto importante: il coinvolgimento di sindacati e organizzazioni datoriali nella costruzione degli avvisi comuni settoriali per individuare nodi critici nella legislazione dei settori e proporre miglioramenti per indurre anche spontaneamente l’emersione”. Il Piano prevede, infine, “la elaborazione dei piani locali per l’emersione in collaborazione con le commissioni provinciali per l’emersione”.