26 Settembre 2022
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GIOVANI SENTINELLE DEL FUTURO

E’ bello collaborare quando alla radice c’è un progetto comune e condiviso che ha la forza di cambiare le condizioni di partenza e realizzare qualcosa di generativo e importante. Su questi passi è nato il progetto Giovani Sentinelle del Futuro, frutto della collaborazione tra Progetto Policoro, Caritas e Pastorale Giovanile della Arcidiocesi di Catanzaro – Squillace.

Il progetto mira a contrastare le varie forme di povertà educativa, attivando e potenziando le offerte dedicate ai giovani per rafforzarne le competenze, conoscenze e abilità in vista dell’inserimento nel mondo del lavoro. A tale scopo, 20 ragazzi tra i 16 e i 29 anni sono stati impegnati da luglio e lo saranno fino a dicembre in attività di aggregazione, rigenerazione, formazione e orientamento. La prima fase del progetto è stata dedicata a due aspetti per noi molto importanti: la costruzione di quelle relazioni fondamentali per diventare e sentirci una comunità e il prenderci cura di uno spazio diocesano, quasi totalmente in disuso da diversi anni. Abbiamo messo piede nel luogo che ospita il progetto, pensando che una comunità cresca quando ciascuno fa la propria parte e si sente responsabile anche per il benessere degli altri e che un luogo appartenga a quella comunità, quando questa comunità impara a prendersene cura, non aspettando che siano altri a farlo. In questo spazio con i giovani siamo chiamati a “fare casa”, quale ambito della relazione, della condivisione, che abitiamo e che ci abita al tempo stesso. La casa è uno spazio emotivo perché siamo noi a definirla tale, consumando tra le sue pareti la nostra esistenza, il nostro esserci, riempiendola di quotidianità. Per questo motivo, durante tutto il periodo estivo ci siamo impegnati con i nostri ragazzi e con i volontari a rendere concrete due delle quattro esortazioni consegnate da Papa Francesco a noi Animatori del Progetto Policoro, animare e abitare, realizzando interventi di rigenerazione, laboratori di riciclo creativo, educazione all’immagine, teatro delle ombre, Kintsugi, stampa 3D, nonché laboratori di consapevolezza per ripensare la relazione con se stessi e con gli altri.

La seconda fase del progetto è invece ispirata dai verbi accompagnare e appassionarsi: è questa la sfida che vogliamo cogliere e che cercheremo di realizzare attraverso le attività di formazione e orientamento.

I ragazzi coinvolti nel progetto sono destinatari del servizio di supporto extrascolastico, dei corsi certificati di inglese e informatica, dei corsi di teatro danza, grafica e stampa 3D e saranno coinvolti anche in uscite di gruppo per andare al cinema e al teatro. Per offrire un supporto ancora più concreto, nello stesso spazio sono stati attivati lo Sportello di ascolto psicologico e lo Sportello Policoro per l’orientamento al mondo del lavoro, fruibili da tutti i giovani della diocesi, che speriamo possano sentirsi veramente accolti, accompagnati e supportati nelle scelte più importanti per il proprio futuro, in un’ottica di scoperta e valorizzazione dei propri talenti e di riconoscimento della propria vocazione anche in ambito lavorativo.

Come Animatori di Comunità del Progetto Policoro auspichiamo che questa iniziativa non sia fine e se stessa e limitata nel tempo, ma che possa rappresentare, per questi e molti altri giovani della nostra Diocesi, l’occasione per creare uno spazio interamente dedicato a loro, soprattutto per contrastare l’ aumento dei NEET o dei ragazzi che restano chiusi e isolati nelle proprie case, spesso bloccati e inconsapevoli rispetto alle proprie prospettive esistenziali, disorientati da un mondo del lavoro nel quale non riescono a trovare un proprio spazio e a vedere riconosciuti i propri diritti. Dal riscontro di questi fenomeni nasce la proposta di realizzare un centro per l’orientamento e lo sviluppo integrale e generativo dei giovani, che possa favorire la fioritura di corpo, mente e spirito, offrendo servizi e rispondendo a bisogni umani, relazionali, formativi, professionali, psicologici e spirituali in una fase così delicata come quella di chi si approccia all’età adulta, alle sue responsabilità e alle sue fondamentali, quanto appassionanti, scelte di vita. Si tratterà di uno spazio in cui i giovani potranno anche sperimentare molteplici forme del “fare”, attraverso l’avvio di laboratori formativi e semi produttivi, come il Fab Lab di Officina digitale per la produzione di oggettistica con la stampa 3D o il laboratorio delle arti performative per la produzione di spettacoli di teatrodanza. Valorizzare i talenti, avviando processi e non occupando semplicemente degli spazi: questa la visione per il futuro, che mira a generare opportunità professionali o idee d’impresa.

In occasione dell’avvio della seconda fase, l’Arcivescovo Claudio Maniago ha incontrato i destinatari, gli operatori e i volontari del progetto, ricordando a tutti che il Signore è pronto a scommettere su di noi, quindi anche lui è pronto a farlo, affidandoci questo luogo, per renderlo ancora più bello, attraverso la fantasia, l’impegno e la passione. Ci ha anche ricordato, però, che la passione ha due facce: “… può essere moto del cuore, siamo appassionati di qualcosa, ci prende […], ma la passione ha sempre un altro aspetto: vivere una passione, vuol dire essere pronti anche a soffrire, a stringere i denti, a non stancarsi, a non mollare […], a essere tenaci”. Facendo notare che la struttura è situata sulla strada, l’Arcivescovo ha affermato che non è un limite, ma “un pregio di questo luogo, perché non è un rifugio nascosto chissà dove, ma al contrario è in mezzo alla città, in mezzo alla vita, che è caos […] questo è il mondo, dove ci sono tanti altri ragazzi che non si divertono, dove ci sono tanti altri ragazzi che cercano […]. Guai a vivacchiare, guai a vivere alla giornata, bisogna essere protagonisti della propria vita”. Mons. Maniago ha poi ripreso la parola “sentinelle” che dà il titolo al progetto: “Le sentinelle sono importanti perché vedono lontano e perché avvertono […] e qui dovete vedere lontano voi e avvertire tutti noi” e ha concluso dicendo di essere lì a benedire, “a dire bene di questo progetto” non solo a suo nome, ma a nome del Signore, e a impegnarsi, come diocesi, a fare la propria parte “perché questo diventi un luogo sempre più bello, un luogo dove davvero ci si diverte”. Un luogo, diremmo noi, rigenerato e generativo, in cui essere capaci di costruire e organizzare speranza.

Francesco Costa