Il quindicinale Adesso fondato da don Primo Mazzolari, parroco di Bozzolo, pubblica il 15 novembre 1949 questo articolo di don Lorenzo Milani. Racconta un episodio accaduto a Calenzano. Don Lorenzo intercede presso un industriale perché il disoccupato Franco trovi un lavoro. La battuta dell’imprenditore «non sarà certo un comunista» è occasione da parte del prete fiorentino di stigmatizzare i pregiudizi nei confronti dei poveri. Una pagina che, pur ambientata in altra epoca storica, aiuta a capire le logiche sottese alla cultura dello scarto.
«Franco, perdonaci tutti: comunisti, industriali, preti»
Il mio Franco è di nuovo disoccupato. M’ha chiesto di accompagnarlo su e giù per le scale degli industriali per cercargli un altro lavoro.
(Le raccomandazioni sono una cosa giusta o ingiusta? che lo so io? ma che dovevo dirgli di no al mio Franco disoccupato?)
Un fratello portiere mi ha aiutato a chiappare l’inarrivabile fratello Industriale nel suo ufficio.
(Come s’aprono facilmente ai preti oggi le porte degli uffici. Che è bello questo? che lo so io? ma che dovevo dir di no quando il mio Franco è disoccupato?)
Il fratello Industriale è stato gentile con me. Ha detto alla sorella dattilografa di far la schedina al mio figliolo Franco.
Io devo essere grato al fratello Industriale. Ma poi è successo una cosa triste: mentre m’alzavo per andare via avevo aggiunto: «Le farò fare una lettera anche dall’officina dove Franco ha lavorato fin ora per dirle quel che sa fare».
Il fratello Industriale mi ha steso la mano con un sorriso d’intesa: «Non importa, reverendo, se me lo raccomanda lei non sarà certo un comunista».
Perché non ho ritirato la mano Signore? Come ho fatto a non capire subito che quella mano e quell’occhiata e quella parola erano uno sputo sul mio sacerdozio che è il tuo sacerdozio, Signore?
Fratello Industriale, quando mi è venuta la risposta ero già di nuovo nel tuo ascensore che mi riportava al pian terreno. Non ho avuto il coraggio di tornare indietro a leticare.
Ho avuto paura per il lavoro del mio Franco. Ma ora mi pare di averti ingannato, bisogna che ti risponda.
Sì, che il mio Franco è comunista.
«E un comunista non deve mangiare?» ha chiesto Franco nel tuo ascensore lucente, con un lampo di ribellione negli occhi.
E ha ragione.
Che credevi tu?
Quando, quattro mesi fa, col decreto della sua Mamma Chiesa, gli ho detto: «Sbagli, Franco, a esser comunista» (e tu fratello Industriale quella mia parola dolorante di padre l’hai sbandierata festante sui tuoi giornali) che credevi tu?
Che io gliela dicessi per te? Per salvare il tuo capitale e il tuo mondo sbagliato che deve cadere?
Io non son dalla tua.
Posso pregare per te perché Dio ti perdoni d’esser ricco. Ma non posso difendere il tuo mondo per il quale il mio Signore non ha voluto pregare.
Tu, Franco, lo sai, vero? che io non sono per loro.
Sii coraggioso.
I comunisti ti hanno ingannato, gli industriali ti hanno calpestato, noi preti non abbiamo saputo fare.
Franco, mi vergogno del pane che mangio. È un mondo ingiusto, lo so.
Quando tu sarai più grande e io più buono lo muteremo insieme.
Per ora perdonami, non ho da dirti altro che una parola vecchia.
Agli altri non la posso dire, se no ripensano all’oppio. La dico so a te in un orecchio, perché tu puoi capirla: Perdonaci tutti: comunisti, industriali e preti. Dimenticaci, disprezzaci, fai quel che vuoi, ma il tuo Signore non lo lasciare, Franco.
Abbi il coraggio di prender la Sua croce, portarla con fiducia.
Non ci hai che Lui t’abbia amato.
don Lorenzo Milani,
su «Adesso», 15/11/1949