“In sedici anni il Progetto Policoro ha permesso a migliaia di ragazzi di trovare una realizzazione lavorativa e familiare, restando nella propria terra”. Lo afferma il direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale sociale e il lavoro, monsignor Angelo Casile che spiega su Avvenire il meccanismo ormai rodato di questa iniziativa promossa insieme con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile e la Caritas Italiana: “l’otto per mille con un finanziamento di un milione all’anno ci aiuta a promuovere la formazione degli operatori che lavorano alla promozione del Progetto sul territorio. Dunque i soldi non servono ad aprire nuove cooperative (a questo ci devono pensare i soci), ma l’otto per mille crea le condizioni di base perche’ cio’ avvenga e accompagna la formazione tecnica e spirituale dei soci, una volta costituita l’impresa”.
“Oggi – rileva monsignor Casile – siamo attivi in tutte le regioni del sud, isole comprese, in Umbria e ultimamente anche in Emilia-Romagna. Abbiamo stimato che sono nate cosi’ oltre cinquecento cooperative e che esse oggi danno lavoro a circa cinquemila persone. Giovani e donne soprattutto, ma anche disabili”.
“Siamo particolarmente fieri – aggiunge il direttore Cei – del fatto che in alcuni casi queste cooperative utilizzano terreni e beni sottratti alla mafia. Le tipologie dell’impresa sono le piu’ varie e riguardano i settori dell’agricoltura, dell’artigianato, dellaccoglienza e della cura delle persone. Ma ci sono cooperative anche nell’ambito alberghiero e turistico, per la gestione dei musei e dei beni culturali, per la comunicazione e il teatro”.
Anche se porta il nome della cittadina lucana dove nel 1995 si tenne il primo incontro, conclude monsignor Casile, “il Progetto Policoro e’ per tutta l’Italia” in base al principio riaffermato dal documento Cei sul Mezzogiorno, secondo cui “il Paese non crescera’ se non insieme”. Infatti, “fin dallinizio abbiamo creato rapporti di collaborazione e reciprocita’ con le regioni del Nord – Lombardia, Piemonte e Trivento, in particolare – per lo sviluppo delle cooperative il trasferimento del know how al Sud”.
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