Be-ars di Donati Beatrice
Beatrice ha studiato design presso l’università degli studi di Firenze perché da sempre ha sognato di progettare e produrreciò di cui ha bisogno; Il design autoprodotto è per lei il modo migliore per vedere realizzati i suoi oggetti. Ma non è affatto semplice. Quindi, dopo gli studi e la maturazione dei processi di design, il modo migliore per coronare il suo sogno è stato quello di avere una azienda tutta sua, a disposizione per creare oggetti di design, arredi e complementi.
In particolare utilizzando materiali di scarto, abbinandoli a moderne tecniche di progettazione e produzione. Ha scelto di riutilizzare gli scarti industriali dei calzaturifici: vive in un distretto calzaturiero e il nonno aveva un calzaturificio. Sa dunque la quantità di materiale che finisce in discarica. Materiale comunque di qualità ma non riciclabile. Non c’è la pretesa di risolvere il problema dei rifiuti, ma l’intento di provare a dargli una destinazione differente e alternativa alla discarica. In particolare sono state analizzate tre tecniche per la realizzazione di infinite serie di oggetti: la pressatura dei cascami di pelle derivanti dal taglio, l’intreccio per realizzare dei cesti e la cucitura su sé stessi dei gropponi risultanti dal taglio laser per ottenere delle lampade. Per dar vita concretamente a questo progetto sono stati realizzati tre prototipi, uno per ogni tipologia. Una lampada, una seduta, un cesto. Ed ecco la nascita di Caligola, Sella, Crispino. E nel 2013 tutto questo è diventato impresa: Be-ars (da bea + ars = artigianato) grazie anche al supporto della sua famiglia e di bandi regionali e provinciali. Nel 2015 Beatrice viene contattata dalla referente per la Pastorale Giovanile diocesana: la proposta è quella di diventare la prima Animatrice di Comunità. Nel percorso di formazione e di servizio Beatrice ritiene che sia fondamentale lo scambio tra le sue due attività: il Progetto ne vantaggia per l’esperienza di una giovane che è già passata per le difficoltà e le gioie di diventare imprenditore e non ha nessuna difficoltà nell’entrare in relazione ed empatia con i giovani; l’azienda guadagna dall’avere una titolare più consapevole, che ha conosciuto e vuole mettere in pratica i principi dell’Economia Civile, che fa parte anche di una splendida famiglia che è quella del Policoro.