di Mons. Angelo Casile – Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana.
ROMA, giovedì, 18 marzo 2010 (ZENIT.org) – «Non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nellintelligenza e nel cuore delle persone
».
È un pensiero di mons. Mario Operti, Direttore dellUfficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro negli anni 1994-2000, che descrive realisticamente il lavoro come un investimento, un’opera paziente dellintelligenza e del cuore.
A ben pensarci, questa opera di paziente dedizione per il lavoro trova piena realizzazione nel Progetto Policoro,[1] pensato da don Mario nel 1995, ma che rivela ancora oggi tutta la sua positività perché punta a valorizzare i giovani attraverso lannuncio del Vangelo, leducazione a una nuova cultura del lavoro e lesprimere insieme segni di speranza (cooperative, imprese), che inverano la parola annunciata e diventano segni di fiducia e speranza in territori che spesso vivono lesperienza del lavoro nero, della criminalità, della disoccupazione.
Intelligenza e cuore oppure potremmo dire conoscenza e amore, verità e carità per usare un binomio molto caro al Santo Padre Benedetto XVI al punto da donarci, il 29 giugno 2009, unintera enciclica intitolata Caritas in veritate (CV), che si apre con una straordinaria affermazione: «La carità nella verità, di cui Gesù Cristo sè fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dellumanità intera» (CV 1). È Cristo, verità e carità, la forza del nostro sviluppo, è «Dio è il garante del vero sviluppo delluomo» (CV 29).
«Veritas in caritate» (Ef 4,15), ma anche in modo inverso e complementare caritas in veritate, nel senso che la verità va cercata, trovata ed espressa nella carità, «e la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità» (CV 2).
La Caritas in veritate fa proprie tre prospettive di ampio respiro contenute nellenciclica Populorum progressio (PP) di Paolo VI e legate allo sviluppo umano integrale:
– «il mondo soffre per mancanza di pensiero (PP 85)» (CV 53), è necessaria perciò una profonda opera formativa ed educativa a servizio dello sviluppo umano;
– «non vi è umanesimo vero se non aperto verso lAssoluto (PP 42)» (CV 16), occorre educare al trascendente, il traguardo dello sviluppo di tutto luomo e di tutti gli uomini è davanti a noi e sopra di noi;
– allorigine del sottosviluppo cè «la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli (PP 66)» (CV 19), è importante riscoprire la fraternità nella logica della gratuità e del dono.
Formare luomo, educarlo al trascendente e fargli riscoprire e vivere la fraternità sono compiti da realizzare nella carità e nella verità, con tutto il cuore e con tutta lintelligenza (cfr PP 82: CV 8).
Lavoro
investire nellintelligenza e nel cuore delle persone
Occorre investire nellintelligenza e nel cuore delle persone
perché «tutti gli uomini avvertono linteriore impulso ad amare in modo autentico: amore e verità non li abbandonano mai completamente, perché sono la vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni uomo. Gesù Cristo purifica e libera dalle nostre povertà umane la ricerca dellamore e della verità e ci svela in pienezza liniziativa di amore e il progetto di vita vera che Dio ha preparato per noi. In Cristo, la carità nella verità diventa il Volto della sua Persona, una vocazione per noi ad amare i nostri fratelli nella verità del suo progetto. Egli stesso, infatti, è la Verità (cfr Gv 14,6)» (CV 1).
La Caritas in veritate ci ricorda che ogni uomo, in quanto amato da Dio, riceve una vocazione che si concretizza nellamare nella verità Dio e il prossimo. Solo dopo aver accolto il dono del Vangelo nella nostra vita, possiamo annunciare la verità dellamore di Cristo nella società, testimoniare Gesù risorto con coraggio e generosità in ogni ambito: lavoro, politica, economia, sociale
Siamo chiamati da Dio a rispondergli ogni giorno e ad aiutare gli altri a rispondere, a vivere la carità nella verità, a riconoscere il vero, a gioire del bello e a godere del buono.
Anche il lavoro quindi è per luomo una vocazione: «Non a caso Paolo VI insegnava che ogni lavoratore è un creatore[2] (CV 41). Il lavoro è atto della persona,[3] per cui è bene che a ogni lavoratore «sia offerta la possibilità di dare il proprio apporto in modo che egli stesso sappia di lavorare in proprio» (CV 41). Il lavoro permette a ogni uomo di esprimere sé stesso, il proprio talento, le proprie capacità in quanto è espressione della propria creatività a immagine del Creatore, di un Dio che lavora nella Creazione e nella Redenzione. La Bibbia si apre con Dio che lavora: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gen 1,1) e che crea luomo a sua immagine.
Attraverso il lavoro luomo realizza se stesso, poiché il lavoro, per essere pienamente vero, ci deve parlare oltre che delluomo e della sua dignità, anche di Dio. Di Dio che lavora sei giorni e il settimo si riposa fa festa e gioisce, trovando bella lopera delle sue mani (Gen 2,2), di Dio che si è identificato per quasi trentanni della sua vita terrena nel lavoro del carpentiere di Nazareth (Mc 6,3), di Dio che ha redento il lavoro e ha chiamato i suoi discepoli a seguirlo mentre erano al lavoro, invitandoli a diventare pescatori di uomini (Lc 5,10), di Dio che «ha lavorato con mani duomo, ha pensato con mente duomo, ha agito con volontà duomo, ha amato con cuore duomo».[4]
Il lavoro nella Caritas in veritate
prospettive
Il nostro Dio lavora; «continua a lavorare nella e sulla storia degli uomini. In Cristo Egli entra come Persona nel lavoro faticoso della storia. Il Padre mio opera sempre e anchio opero. Dio stesso è il Creatore del mondo, e la creazione non è ancora finita».[5] Avendo come sfondo queste parole di Benedetto XVI su Dio che lavora, approfondiamo il tema del lavoro nella Caritas in veritate.
Nellenciclica non cè una trattazione sistematica del lavoro, cosi come per tanti altri temi,[6] tuttavia si trovano tanti riferimenti particolari che aiutano ad avere una visione del lavoro collocata nellorizzonte della primato di Dio, della rilevanza dellessere sul fare e della vocazione delluomo allo sviluppo integrale.