22 Maggio 2023
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La formazione nazionale vista da una Filiera

Chi è passato dall’esperienza di essere Animatore di Comunità del Progetto Policoro, sa che i tre anni di mandato nel quale l’Animatore è impegnato nel servizio del territorio diocesano, non sono poi così lunghi.  Non passano in un soffio certo, ma forse in un respiro più profondo. Capita a volte che l’esperienza riservi altre sorprese e si ha la fortuna di vivere il Policoro da altri punti di vista, di lasciare la sedia che ti ha visto in ascolto e stare forse dalla più temuta altra parte, quella del tavolo. Ci si ritrova a seguire i “policorini” (termine affettuoso che indica gli Animatori di Comunità) nelle loro avventure alle formazioni dove studiano e lavorano per essere sale che da sapore alle proprie vite e in particolare a quelle degli altri. Rappresentare l’Agesci, insieme alle altre 11 associazioni che compongono la rete attorno al Progetto Policoro, all’ultima formazione nazionale svoltasi a Frascati dall’11 a 14 maggio, è stato per chi batte al computer queste parole e che spera di riuscire a trasmettere a chi avrà piacere di leggere, una gioia difficile da contenere. Aldilà del contributo laboratoriale e della presentazione di ciò che può dare la propria Associazione, certamente fondamentale per un lavoro di risonanza che ricade nei propri territori sulle tematiche del lavoro, è fondamentale costruire rapporti e affetti. Non bisogna avere paura di questa parola “affetto”, bisogna affezionarsi ai ragazzi, vanno amati, senza sé e senza ma. In particolare quelli lontani, persi, soli. Il tema di questa 43° formazione era “Abitare la casa con stile, abitare le relazioni”. La casa è luogo del cuore, di protezione, di ricordi, di felicità, a volte purtroppo anche di sofferenza. Tutto ciò che nel bene e nel male riguarda la vita.
Due parole rimangono alla fine di questa esperienza – o all’inizio se vogliamo dare il giusto valore alla ricaduta-: “ascolto” e “perseveranza”. L’ascolto del quotidiano aiuta nel discernimento delle proprie qualità e limiti e tocca lo studio, il lavoro, l’avvenire e la perseveranza permette di restare accanto anche quando quella mano tesa viene cacciata via.
Alla fine dei giochi capisci che quella sedia citata all’inizio non l’hai mai lasciata, perché i ragazzi sono grandi maestri di vita, la gioia contagiosa della loro età, la voglia di trascinarti nella loro vita è un privilegio da conservare gelosamente.