A Bultei, durante il campo interregionale Sardegna-Toscana, organizzato dal Progetto Policoro e dal Mlac è intervenuto Giuliano Sechi, in rappresentanza degli operai della Vinyls di Porto Torres ormai in in cassaintegrazione dal 23 novembre 2009.
Da oltre 4 mesi, in concomitanza con la messa in onda della trasmissione televisiva “L’isola dei famosi” hanno occupato il carcere dismesso dell’isola dell’Asinara dando vita a quello che purtroppo è l’unico reality reale…. “l’isola dei cassaintegrati”. Il programma televisivo è finito da tempo, ma loro sono ancora ai loro posti. La Vinyls contava 124 operai, 101 dei quali sono al momento in cassaintegrazione. La chiusura dei loro due impianti porterà inevitabilmente alla chiusura a catena del settore chimico a Porto Torres che al momento conta 4.000 unità. Tutto questo nell’assenza totale di risposte da parte degli interlocutori ENI e Governo.
Giuliano ha partecipato all’incontro con la moglie Donatella, uniti per testimoniare la crisi che giovani coppie come loro si trovano ad affrontare: spesso separati perché i mariti presidiano l’isola mentre le mogli stanno a casa con i bambini che vanno a scuola, con mutui che non possono più essere sostenuti. Ma non vogliono mollare, perché i loro impianti producono VCM (cloruro di vinile monomero) e PVC (polivinilclorulo) di alta qualità, prodotti che hanno un mercato, per i quali al momento della chiusura vi era un quantitativo di ordini tale da risultare di difficile evasione e perché amano il loro territorio e sanno che la perdita di 4.000 posti di lavoro sarebbe devastante per tutta la Sardegna.
“L’isola dei cassaintegrati” ha raggiunto un’attenzione mediatica inaspettata. Televisioni italiane ed estere hanno dedicato loro servizi, la loro pagina su facebook ha superato i 103.000 contatti.
Ma non basta. Alla presenza del vicepresidenza nazionale del settore adulti di azione cattolica,del segretario nazionale del movimento lavoratori e degli animatori di comunità del Progetto Policoro ci hanno rivolto un appello, interpellandoci come movimento lavoratori e come cattolici impegnati a ridare Speranza ai nostri territori: non possiamo restare in disparte a guardare. Ci chiedono di non essere lasciati soli nella loro battaglia, di essere aiutati a sostenere le loro richieste. Vogliono lavoro e risposte, le chiedono in maniera pacifica e piena di dignità. Hanno scelto consapevolmente di non ricorrere a forme di protesta violenta destabilizzanti e si appellano a noi perché li aiutiamo a dimostrare che non solo con la violenza si può essere ascoltati.