9 Giugno 2010
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Una classe politica competente per lo sviluppo del mezzogiorno

SanMarcoinLamis.eu di ANTONIO DANIELE del 27/02/2010

 
 
Diffuso il documento dei Vescovi Italiani su: PER UN PAESE SOLIDALE. CHIESA ITALIANA E MEZZOGIORNO
 
Sono passati venti anni dal documento della Conferenza Episcopale Italiana su “Sviluppo nella Solidarietà. Chiesa Italiana e mezzogiorno”. Un documento che ha messo in luce le grandi contraddizioni del sud Italia
 
 
Se all’inizio dell’ultimo decennio del secolo scorso i Vescovi ravvedevono tensioni positive che facevano ben sperare per il futuro, oggi, ancora una volta, i vescovi ravvisano segni di debolezza che gettano ombre per i prossimi anni. La grande crisi economica, le mancate riforme, una classe politica non competente sono gli ingredienti di un nuovo stallo che rischiano di lasciare il sud alla periferia dello sviluppo e della ripresa economica. Mentre negli anni passati il sud Italia poteva contare sul sostegno della Comunità Europea perché zona depressa e disagiata, oggi con l’ingresso di nuovi membri nella Comunità, questa opportunità bisogna dividerla con i paesi dell’est europeo. I vescovi invitano alla solidarietà nazionale e individuano nel federalismo una chiave di sviluppo e responsabilità delle regioni meridionali. A ben guardare i vescovi affermano che anche lo sviluppo del nord Italia, in parte, è dovuto alle intelligenze e alle forze giovani del meridione che sono emigrate verso le regioni con più possibilità di lavoro: “Lo sviluppo dei popoli si realizza non in forza delle sole risorse materiali di cui si può disporre in misura più o meno larga, ma soprattutto grazie alla responsabilità del pensare insieme e gli uni per gli altri”. Se la fase della riforma elettorale aveva portato barlume di speranza, oggi si può affermare tranquillamente che l’elezione diretta dei Sindaci, dei Presidenti delle Provincie e Regioni non ha portato un’assunzione di responsabilità e soprattutto non ha eliminato fenomeni di corruzione che nel sud sono motivi di mancato sviluppo. Anche fenomeni di criminalità organizzata sono fattori di sviluppo bloccato e non creano sane condizioni per investimenti da parte di operatori esteri. La globalizzazione se da un lato rischia di lasciare il mezzogiorno ai margini della società italiana ed europea, da un altro lato apre le proprie potenzialità nella posizione geografica delle regioni meridionali, crocevia tra il nord Africa e il Medio Oriente. La collaborazione tra le Università, le città, le Ferie che si affacciano sulle rive del mediterraneo possono rappresentare senz’altro una marcia in più per lo sviluppo: “Possiamo pertanto considerare quella del Mediterraneo una vera e propria opzione strategica per il Mezzogiorno e per tutto il Paese, inserito nel cammino europeo e aperto al mondo globalizzato”.
 
I semi di speranza sono tanti nel sud, in primo luogo la crescita demografica più alta rispetto alla media dell’Italia, ma nello stesso tempo bisogna guardare con preoccupazione all’emigrazione di figure professionali che spogliano il sud di persone protagoniste e motori di sviluppo. I giovani del sud non devono sentirsi condannati alla precarietà e alla sussistenza, ma essi stessi devono essere fermento di sviluppo attraverso iniziative nuove. I vescovi fanno riferimento all’impegno della Chiesa italiana anche nel cercare di dare una mano al grave fenomeno della disoccupazione. Il progetto Policoro è una delle tante iniziative dei giovani del sud che, organizzati in cooperative, mettono a disposizione le risorse umane e naturali della loro terra. Ai giovani e alle nuove generazioni è chiesto di guardare al bene comune e ai principi di legalità. Lo sviluppo economico si annida là dove ci sono condizioni di legalità e questo principio è stato chiaro a tanti uomini del sud che hanno dato la loro vita per la formazione dei giovani: Don Pino Puglisi, Don Giuseppe Diana, il giudice Rosario Livatino. “I veri attori dello sviluppo non sono i mezzi economici, ma le persone. E le persone, come tali, vanno educate e formate: lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune”.
 
I vescovi invitano a non fermarsi e a non farsi prendere dall’inerzia e dallo scoraggiamento. Bisogna osare nel coraggio della speranza per una ritrovata unità e solidarietà tra tutti gli uomini.